NEL PASSATO

Anticamente gli strumenti di cucina non erano fabbricati con metalli, ma in terracotta o in pietra ollare. Il primo metallo ad essere impiegato per la manifattura di pentole fu il bronzo, seguito probabilmente in epoca medievale dal ferro, ambedue lavorati per fusione. Aggiungere delle impugnature alle pentole di terracotta era facile, ma non altrettanto a quelle di pietra ollare. Solo nel Medio Evo gli artigiani italiani della Valtellina e della Valchiavenna hanno cominciato a cerchiare i laveggi con supporti di ferro battuto. Nel periodo rinascimentale compaiono le pentole in rame, destinate a restare largamente in uso fino al XIX secolo; ed è probabilmente da allora che gli artigiani hanno cominciato a sostituire la cerchiatura di ferro con quella in rame, di più facile lavorazione.

In epoca coloniale l’arte di lavorare la pietra ollare arrivò anche in Brasile, nella regione di Minas Gerais che in portoghese significa “miniere generali”. Qui nel corso dei secoli si sono moltiplicate le botteghe dei maestri artigiani e le officine degli scultori, ed anche le pentole di pietra sono diventate patrimonio della cultura regionale. Ma solo negli ultimi cinquant’anni gli artigiani hanno sviluppato metodi per fissare manici alla pietra. Inizialmente usavano un filo di ferro attorcigliato per reggere dei tocchetti di legno che fungevano da manici. Oggigiorno il sistema più usato è quello di ribattere una fascia di rame nei solchi scavati lungo il bordo superiore della pentola, alla quale vengono rivettati dei manici ricavati anch’essi da tubi di rame.